Savona, il nuovo direttore Rajeev Badhan: “Un Chiabrera senza confini aperto al teatro europeo”

Rajeev Badhan, classe 1983, nato a Feltre di Belluno, madre bellunese, padre indiano con ascendenze afghane, nuovo direttore del Teatro Chiabrera, sembra avere già nel DNA un’idea generale di Teatro senza confini geografici e culturali. Lo ha preannunciato anche nel suo primo incontro col pubblico savonese presentando martedì 8 marzo lo spettacolo «Teatro Delusio» dei Familie Floez, una Compagnia berlinese nata nel 1994 con alcuni studenti del corso di Mimo alla Folkwang Universitaet Essen, dove insegnava Pina Bausch, vero mito della danza contemporanea. 

«Vorrei proiettare il Teatro Chiabrera nel panorama del Teatro Europeo», ha dichiarato: in che modo? «Penso a spettacoli aperti a lingue e linguaggi differenti (contaminazioni fra danza-video-performances attoriali), anche plurilinguistici in modo da inserire la realtà di Savona nella globalizzazione intesa come arricchimento, non come rinuncia identitaria». Ciò significa predilezione per la fisicità rispetto al teatro di parola, auspicando “il tramonto della parola” sostenuto da Antonin Artaud? “Non si tratta di questo -spiega Badhan- intendo dire che in teatro la parola è complementare al gesto, cosa che del resto sapevano benissimo già gli autori greci e latini, adeguando o meglio implementando gesto e parola con l’uso delle nuove tecnologie». 

In questo quadro che posizione hanno i classici che hanno sempre posto domande fondamentali? «I classici vanno mantenuti per la ricchezza delle proposte, ma inseriti in un percorso nuovo dal punto di vista della rappresentazione per aprire il teatro alla società globale. Occorre distinguere fra Teatro e Letteratura e superare lo sfasamento che nel tempo si è creato, occorre ampliare lo sguardo dello spettatore». L’incontro con il pubblico di Savona, in questo senso, le sembra positivo? «Covid e guerra permettendo, vedo delle potenzialità per costruire qualcosa di più ampio respiro, avvicinando il Chiabrera alle migliori esperienze europee: del resto la buona accoglienza a Teatro Delusio mi fa sperare bene». Ecco, nella performance di Familie Floez c’è molto Teatro Povero alla Grotowski, la provocazione emozionale del Teatro Happening, nelle maschere la citazione dell’Espressionismo di Otto Dix e Georg Grosz: se questo è un possibile modello bisogna tener conto dei costi. «Il Teatro non è una spesa a fondo perduto -replica deciso il Direttore- ma un investimento che da una parte deve combattere l’impoverimento spirituale e culturale della società diventando luogo d’incontro e familiare per i cittadini, dall’altro genera anche un indotto economico/turistico non indifferente per la città». Insomma, «cambiare il teatro per cambiare il mondo», direbbe Julian Beck (Living Theatre). Vediamo. Le propongono una “Medea” di Jean Anouilh interpretata da due grandi protagoniste dello spettacolo, Elisabetta Pozzi e Moana Pozzi: chi sceglie? «Bella domanda, da Mission Impossible».

SILVANO GODANI, LA STAMPA 16 Marzo 2022

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